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glossario

A

Una forma di apprendimento basata sull’aiuto reciproco tra i membri di piccoli gruppi di lavoro e la condivisione della responsabilità rispetto al processo ed all’esito del lavoro corale attivato.

 

La teoria dell’assemblaggio permette di capire come forme socio-spaziali e processi sociali non sono entità di per sé, bensì frutto di continui processi di formazione e mantenimento tra costituenti.

Forme di apprendimento semi-strutturato che si realizzano a partire da attività pianificate in relazione ad un contesto organizzato ma che si svolge al di fuori delle istituzioni scolastiche e formative.

C

 Intesa, in modo ‘canonico’ come capacità di produrre idee, come originalità nell’ideare, come capacità di sintesi e di analisi, di definizione e strutturazione in modo nuovo delle proprie esperienze e conoscenze. Ma anche, soprattutto, una particolare sensibilità ai problemi, una destrezza operativa che permette di progettare metodi di ricerca adattabili a contesti di alta complessità culturale.

Procedura progettuale basata sulla collaborazione, sullo scontro e sul confronto. Etimologicamente si tratta di un termine che indica la progettazione collaborativa, ovvero quella progettazione le cui dinamiche, prassi e soprattutto filosofie si basano sulle logiche della collaborazione e della condivisione di conoscenze utili agli scopi progettuali. In altri termini, si tratta di un approccio progettuale fortemente orientato a stimolare, produrre e sfruttare la creatività collettiva come leva per i termini dell’innovazione e della trasformazione. 

Insieme della attività e dei processi atti a generare uno scambio generativo. La collaborazione, a differenza di altri sinonimi (es. cooperazione), implica forme di interazione diretta tra individui finalizzate a produrre un prodotto (inteso in senso ampio del termine) e che implica negoziazioni, discussioni e accomodamento delle prospettive degli altri individui.

La pratica di progettazione concettuale è un’azione di speculazione che allarga le possibilità del progetto e spinge a considerare nuovi confini progettuali, o di ciò che può essere considerato come accettabile nel design. Il design concettuale non punta alla costruzione di soluzioni definitive del progetto, bensì all’individuazione di idee, visualizzazioni, concetti per l’appunto che mantengono aperta la discussione sul tema progettuale. Infatti, lo scopo ultimo di un’azione di concept design è quella di utilizzare il design – inteso anche come strategia, processo, e insieme di azioni attivate per la trasformazione e il cambiamento – come mezzo per provocare discussioni, dibattiti, confronti, processi collaborativi, azioni generative e quanto altro possa contribuire allo sviluppo del tema progettuale o di una challenge affrontata tramite il design.

Insieme della attività e dei processi atti a far lavorare insieme qualcuno o ad eseguire compiti richiesti. La cooperazione non implica necessariamente forme di interazione diretta (es. ognuno, separatamente, porta a termine il proprio compito; e tutti i compiti richiesti sono necessari per raggiungere uno scopo comune).

La teoria delle Complessità non costituisce un singolo corpo di pensiero ‘coerente’.  Un focus sulla complessità significa adottare una cornice di riferimento che descrive oggetti d’indagine come sistemi costituiti da una molteplicità di attori, oggetti e processi che interagiscono. I sistemi complessi sono contenuti l’uno dentro l’altro, cioè che alcuni elementi di un sistema complesso sono di per sé sistemi complessi o elementi condivisi tra molteplici sistemi complessi.

Nonostante vi siano numerose definizioni di comunità, ci piace definirla, con Max Weber, come l’insieme delle relazioni sociali che si instaurano a partire da  un comune senso di appartenenza soggettivamente avvertito dagli individui coinvolti in tali sistemi di relazione.  Le comunità sono quel luogo dell’esperienza umana in cui ciascuno di noi apprende comportamenti sociali e culturali specifici e continua a mettere in pratica ciò che ha appreso.

Concetto centrale di un’ontologia relazionale in cui si dà risalto alla miriade di azioni che rendono possibile il mondo in cui viviamo attraverso la mantenimento e il sostentamento di un universo di diversità. Il concetto di cura implica il riconoscimento di ciò che è  ‘umano’ come di un qualcosa immerso in un oceano di eterogeneità in cui la decisione, o meno di, dedicarsi a qualcuno o qualcosa ha come immediata conseguenza la creazione o il disfacimento di relazioni vitali.

D

Inteso come: a) Abilità umana di concepire, progettare e realizzare artifici finalizzati a raggiungere scopi individuali e collettivi. b) Modalità in cui creiamo insiemi complessi che forniscono un quadro per la cultura umana: i sistemi e sottosistemi umani che funzionano sia in conciliazione che in conflitto con la natura al fine di supportare la realizzazione umana. c) Percorso, sostanzialmente azioni volte a trasformare situazioni esistenti in situazioni preferite.

Pensiero di natura progettuale talvolta ritenuto utile come strategia, processo, approccio o metodo per affrontare situazioni complesse, ma che in linea più generale è stato interpretato come ciò che è tipicamente presente in chi utilizza in modo sistematico, strategico, creativo, risolutivo e collaborativo la conoscenza progettuale per sfide di ogni genere.

Le sonde progettuali (design probes) trovano la propria origine nelle cultural probes (sonde culturali), ovvero artefatti utilizzati a scopi progettuali e di design research aventi lo scopo di sondare aspetti culturali di un determinato contesto sottoposto a intervento progettuale. Le design probes si evolvono da questo concetto e si sviluppano come approccio user-centred focalizzato nell’esplorazione dei fenomeni umani e delle relative opportunità progettuali. In linea generale, premesso il carattere esplorativo come distintivo dell’intero approccio, le design probes sono caratterizzate da una partecipazione attiva dell’utente con azioni di self-documentation, e da uno sguardo orientato alle percezioni e al contesto personale dei soggetti coinvolti.

Considerando che un servizio può essere definito come un insieme di attività, risorse, connessioni e relazioni, nonché infrastrutture, ovvero un sistema che aiuta qualcuno a fare qualcosa, la progettazione dei servizi è quella attività progettuale dedicata a tale sistema. Più precisamente, la progettazione di servizi può essere intesa sia come attività di organizzare risorse, ideare nuovi flussi e interazioni, prototipare scenari di servizi, sviluppare infrastrutture e touchpoints attraverso i quali il servizio entra in contatto con i fruitori, sia come una attività progettuale di co-creazione di valore tra i diversi stakeholders di un sistema di servizio.  In una forma più basilare, la progettazione dei servizi si occupa di pianificare le risorse, le infrastrutture e i materiali per migliorare la relazione tra provider e fruitori del servizio al fine di rendere l’intero sistema facilmente fruibile, efficiente ed efficace, nonché desiderabile.

Integrazione di metodi progettuali con approcci e teorie del  pensiero sistemico. Si tratta di una pratica di progettazione orientata ai sistemi integrati. Il design sistemico infatti si è sviluppato dalla disciplina e dalle pratiche emergenti tra la teoria dei sistemi e la pratica progettuale. Dal punto di vista disciplinare, il design sistemico abbraccia i sistemi socio-tecnici, ecologici e socioeconomici e tende a distinguersi come area guidata dalla progettazione, distinta da altre tipologie di  progettazione che si occupano del design del sistema, come può essere, ad esempio, nel campo dell’ingegneria dei sistemi. Recentemente, il design sistemico tende a sviluppare una propria cultura che fonde il design thinking, le migliori pratiche di design collaborativo, con il system thinking orientando le sperimentazioni verso la co-creazione di condizioni progettuali aperte nei confronti delle trasformazioni sociali e delle sfide globali.

Approccio critico al design che mette in discussione le implicazioni culturali, sociali ed etiche delle tecnologie emergenti e che aiuta a definire i futuri più desiderabili verso i quali orientare la progettazione.




Indagine sistemica che ha come obiettivo principale quello di produrre conoscenza progettuale, ovvero quella conoscenza rilevante agli scopi progettuali.

E

Proposte di apprendimento semi-strutturato che si realizza a partire da attività pianificate in relazione ad un contesto organizzato me che si svolge al di fuori delle istituzioni scolastiche e formative.

Metodo di ricerca di centrale importanza per conoscere il mondo dal punto di vista delle relazioni sociali, che si basa sulla diversità delle espressioni culturali. Costituisce uno dei principali metodi di ricerca dell’antropologia sociale e culturale ma la sua applicazione si dirama anche nelle scienze naturali e, in generale, negli studi umanistici. 

Approccio di indagine etnografica finalizzato alla progettazione; più nello specifico, si tratta di un insieme di tecniche, metodi e strumenti di provenienza etnografica che sono applicati alle fasi di indagine in un tradizionale processo progettuale. A differenza dell’etnografia classica, l’etnografia progettuale ha come scopo principale quello di entrare in contatto con un contesto progettuale, osservarne gli aspetti antropologici e non, e in un tempo decisamente inferiore rispetto al lavoro dell’antropologo, ricavarne informazioni e deduzioni, nonché input, utili agli unici scopi progettuali.

I

 Le pratiche innovative e partecipative dedicate a creare un impatto positivo per la società attraverso nuove modalità di progettazione, di produzione di beni o servizi. In effetti, diverse possono essere le forme di innovazione sociale, e tra queste possiamo distinguere quelle che tendono a generare innovazione di e/o attraverso nuovi prodotti e servizi, oppure nuove pratiche, nuovi processi, nuove regole o regolamentazioni, nuove forme organizzative. In linea generale, le innovazioni sociali possono essere definite anche come nuovi approcci per affrontare i bisogni sociali. Si tratta di innovazioni che sono sociali nei loro mezzi e nei loro fini, anche, e soprattutto, coinvolgendo e mobilitando i beneficiari e aiutando a trasformare le relazioni sociali, andando anche a migliorare l’accesso dei beneficiari al potere e alle risorse.

Processo di replica di attività (progettuali) generalmente attuato a scopi migliorativi. Questo termine è spesso utilizzato nella descrizione di processi progettuali, in generale di processi di innovazione, e indica, insieme alla capacità di non-linearità del processo stesso, la possibilità/necessità di applicare più cicli alla sequenza (anche parziale) di fasi del processo. In termini pratici, l’iterazione è quel momento in cui, dopo aver realizzato gran parte, una parte, o interamente un processo progettuale, emerge l’esigenza di ripetere una serie di azioni precedenti volte a migliorare la nuova uscita dal processo.

L

Metodologie e pratiche didattiche che utilizzano l’esperienza pratica per facilitare l’apprendimento e ne fanno l’aspetto centrale della proposta di apprendimento.

O

Pratiche e proposte di apprendimento diffuso focalizzate sulla condivisione di metodologie, strumenti e fonti di apprendimento ad accesso libero e quanto più possibile inclusivo.

Insieme dei traguardi, delle forme socio-tecniche possibili che ci rendono ‘responsabili’ in quanto capaci di rispondere ad una o più sfide.

P

Partecipazione è un termine che si riferisce ad un complesso di attività dedicate a rendere i processi decisionali inclusivi, cioè in grado di coinvolgere tutti gli attori sociali che si vedono coinvolti attorno al tema oggetto di decisione. La partecipazione è spesso associata a spinte provenienti “dal basso”, gruppi organizzati attorno a bisogni e interessi civili di tipo socio-culturale e/o economico, ma sempre più spesso è richiesta e stimolata da parte delle istituzioni pubbliche e dei decision-makers.

Il postumanesimo è una scuola di pensiero postmoderna che critica l’antropocentrismo dell’umanesimo. Il postumanesimo supera i dualismi categorici tra umano e non umano in quanto esistono in un continuo “divenire” l’uno con l’altro in reciproca reciprocità.Una ‘sensibilità post-umanista’ richiede quindi a chiunque sia interessat* a questioni legate alle trasformazioni sociali di riconsiderare i suoi temi cardine alla luce dell’indivisibilità tra natura, tecnologia, oggetti, corpi, biologia, pensiero umano e pratica. Di considerare, cioè, diverse forze ‘più che umane’ nella costituzione delle identità sociali.

Un’etica professionale e di vita ispirata dai concetti di autonomia, coinvolgimento comunitario e speranza progettuale. Una filosofia applicata al processo di progettazione che mira alla ri-politicizzazione dei grandi temi del contemporaneo in un contesto di grande cambiamento.

Attività di produzione di modelli basilari a scopo rappresentativo e/o di testing rispetto alla definizione progettuale di un output progettuale.

R

Seguendo il pensiero femminista di Donna Haraway, il termine “response-ability” si riferisce ad una capacità di risposta ai mutamenti resiliente, empatica, e abilitante di tutte le parti coinvolte in un processo di cambiamento. Response/ability è il nome dato alla pop-up school di co-design e immaginazione civica e collaborativa dedicata a progettare collaborativamente idee, attività e servizi per il contesto urbano a partire dalle grandi sfide socio-culturali e socio-tecniche che le città contemporanee stanno attraversando.

Pratiche di ricerca socio-culturale il cui approccio epistemologico,  metodologie e strumenti prediligono oggetti di ricerca in movimento e/o favoriscono la raccolta ed analisi di dati ed informazioni afferenti alla stessa domanda di ricerca muovendosi tra siti di indagine distinti.

S

Il termine si è diffuso negli anni ’80 ed è stato accolto nelle istituzioni politiche come modello necessario per arginare la crisi ambientale. Nel tempo il concetto di sostenibilità è stato declinato in diversi ambiti, ponendo alla sua base l’utilizzo razionale ed equilibrato delle risorse, volto a evitare qualsiasi spreco.

T

 Artefatto sociale che si realizza attraverso processi di significazione in continua negoziazione tra gli attori coinvolti nella sua definizione a partire da attribuzioni di senso, finalità e valori simbolici. La dimensione processuale della definizione collettiva di una specifica territorialità è lo spazio in cui cerchiamo di proporre e promuovere attività di co-progettazione; è proprio in quest’area liminale che le opportunità progettuali collaborative emergono con più insistenza e possono più inclusivamente ed efficacemente condurre alla realizzazione di nuove idee per l’ecosistema di riferimento .

U

L’insieme de​​gli spazi fisici delle infrastrutture, dell’architettura e della pianificazione, ma anche l’insieme degli spazi eterei della rappresentazione, della fantasia, virtuali e del quotidiano simultaneamente materiali, immaginati e vissuti.

Azioni e trasformazioni urbane temporanee  e a basso costo, ma con elevato impatto e potenziale di scalabilità nonché di replicabilità.